
Un giorno di tanti anni fa giocavo in giardino, mentre mia madre curava l’orto. A un certo punto mi chiamò, con la voce piena di stupore. Io la raggiunsi e vidi cosa mi indicava: una salamandra pezzata, nera e gialla, bellissima, vicina al rubinetto dell’acqua.
Io sono cresciuto in Lomellina, nel sud della Lombardia, una terra che tradizionalmente è di risaie. Quando ero bambino, mi ricordo che d’estate, alla sera, dopo un’intera giornata con la porta lasciata aperta, mia madre passava la scopa e raccoglieva tutte le rane entrate in casa per riportarle in giardino. Oggi, nello stesso giardino, è difficile vederne anche una sola. Sorge allora una domanda: se l’animale più iconico della Lomellina è scomparso in modo tanto drastico, quante sono le possibilità di imbattersi in una salamandra?
Certamente si può trovare la causa nell’inquinamento o nel riscaldamento globale. Cosa sono, però, questi fenomeni? Se allarghiamo l’orizzonte, scopriamo che oggi gli incendi scoppiano proprio come scoppiano le guerre o una pandemia, che la spazzatura riempie gli oceani e allo stesso modo la classe politica, che la terra è arida come lo sono i luoghi d’arte e di culto. Gli esempi potrebbero continuare, ma cosa lega tutto questo? Qual è la radice comune?
La salamandra è stata considerata, fin dall’antichità, una creatura di fuoco. Secondo miti e credenze, si pensava che fosse in grado non solo di vivere tra le fiamme, ma anche di spegnerle e di generarle. Queste capacità, tuttavia, richiedono una distinzione tra due tipi di fuoco. Il primo è quello che circonda la salamandra e rappresenta il fuoco infernale, associato al male e alla morte; è il fuoco distruttivo e della corruzione, che però lei attraversa indenne e addirittura è capace di estinguere. Il secondo, invece, è il fuoco che la salamandra alimenta, fonte di vita e di calore come il Sole e la sua luce; è il fuoco che brucia il superfluo e purifica dalle impurità, che permette di raggiungere l’essenza ed elevarsi al divino.
Nel corso dei secoli la salamandra è divenuta, per questi motivi, un forte simbolo. La sua figura è un avvertimento, un monito, volto a risvegliare chi si è perso nel torpore, perché si rimetta sulla giusta strada.
Quella che viviamo oggi è una crisi dalle molte facce, ma nella sua essenza è una crisi culturale. L’essere umano odierno è ignorante e smarrito. Ha una prospettiva distorta di sé e dell’universo, che sta alla base di tutti i problemi del mondo contemporaneo, compreso quello artistico.
In questo contesto nasce La Salamandra. A partire da autori e opere musicali, vogliamo riflettere sulla natura dell’arte e più in generale sul rapporto tra essere umano e cosmo, in direzione di quel rinnovamento culturale di cui si sente la mancanza e l’urgenza. Il nostro desiderio è che con il tempo si uniscano a noi altre persone, che aumentino le possibilità e le occasioni per esprimerci, e che La Salamandra possa ampliarsi.
Oggi sappiamo che la pelle della salamandra, in verità, patisce il calore. Ma è proprio questo quello che siamo: esseri delicati e sensibili, ma al contempo resistenti e forti. Viviamo in un mondo scoraggiante ma affrontiamo la realtà con coraggio. In mezzo alla violenza e alla bruttura amiamo la bellezza in ogni sua forma. Intorno a noi tutto brucia e a nostra volta noi bruciamo.
Siamo fuoco nel fuoco, fiamme tra le fiamme, siamo salamandre.
Jan Hoffmann